Chi ha dei figli giovani in casa sa che una delle frasi ricorrenti è “Questa casa non è un albergo!”.
Ecco, chi avrà il coraggio di aprire le proprie case avrà la gioia/fatica di sperimentare ciò in maniera amplificata: fatica, perché per una settimana si ospiteranno dei giovani che saranno più “fuori” che “dentro”; gioia perché quando adulti e giovani si incontrano circola la vita e in modo particolare in quest’occasione in cui il motivo dell’incontro è un pellegrinaggio e si sperimenterà la bellezza dell’opera di misericordia “ospitare i pellegrini”.
Cosa si chiede ad ogni “casa che si apre” all’accoglienza?
Essere casa, come si riesce indicando quante persone (almeno 2) si intende ospitare.
Concretamente ciò comporterà:
- Dare un letto o anche solo un posto in cui stendere dei materassini per dormire
- Garantire ogni giorno colazione e un pranzo al sacco
- Fare in modo che i giovani riescano ad arrivare agilmente ai “punti di ritrovo” dove prendere i bus.
- Essere fisicamente presenti la serata di mercoledì 26 e possibilmente anche quella di lunedì 24 (in cui si va ad accogliere gli “arrivati”) e quella di giovedì 27 (in cui si scende a Biella per la messa con il vescovo e poi si fa un po’ di festa).
- Fare di tutto per essere presenti sabato 20 giugno al Santuario di Graglia per la giornata di preparazione spirituale, umana e logistica.
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