La vita e la storia ci insegnano che per l’essere umano non è sempre facile riconoscere la forma concreta di quella gioia a cui Dio lo chiama e a cui il suo desiderio tende, tantomeno ora in un contesto di cambiamento e di incertezza diffusa. Altre volte la persona deve fare i conti con lo scoraggiamento o con la forza di altri attaccamenti, che la trattengono nella sua corsa verso la pienezza: è l’esperienza di tanti, ad esempio di quel giovane che aveva troppe ricchezze per essere libero di accogliere la chiamata di Gesù e per questo se ne andò triste anziché pieno di gioia (cfr. Mc 10,17-22). La libertà umana, pur avendo bisogno di essere sempre purificata e liberata, non perde tuttavia mai del tutto la radicale capacità di riconoscere il bene e di compierlo: «Gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto» (Laudato Si’, 205).
(Dal Documento preparatorio del Sinodo)