In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
La Parola di Dio di questa 3° domenica di Avvento ci invita alla gioia come ad una nota significante della testimonianza cristiana. “Gioire nel Signore” … non “in” una persona o “per” una persona. La scrittura dice proprio “nel Signore”. A questa singolare gioia siamo chiamati: posso gioire in quanto vivo unito ad un altro, il Signore. La gioia sarà vera solo se nascerà da un’ esperienza di relazione, di comunione con il Signore Gesù. E il Vangelo ci aiuta a riscoprire l’ interrogativo più profondo: “A chi dare il mio cuore? Chi può dirmi una parola vera che susciti e rafforzi in me la volontà di bene?” E la risposta mi orienta verso l’ Unico al quale vale la pena di guardare, per scommettere su di lui il senso della nostra esistenza.
Riusciremo in questo Natale a non cercare la gioia altrove e guardare a te Signore Gesù che ti avvicini e ci ripeti: “Il tuo Dio gioisce ed esulta per te”.
Suor Gianna