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In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

 

Dovessi riassumere in una frase il concetto di questo brano del Vangelo, sarebbe “L’importante non è donare tanto, ma donare il massimo”. Gesù infatti, ci mette in guardia dal compiere gesti eclatanti fini a se stessi, che rischiamo di utilizzare a volte per pulirci la coscienza, bensì sottolinea l’importanza del piccolo gesto, ma fatto col cuore.

Mi piace vedere il denaro di cui si parla in questo passo di Marco, come il tempo che noi abbiamo a disposizione da donare nelle nostre attività in parrocchia, dove il ricco è colui che abbonda di tempo, ma lo offre soltanto in caso di mancanza di alternative (vengono prima infatti il divertimento, lo sport, il gioco, ed ogni tipo di persuasione), oppure lo offre passivamente, senza spirito di iniziativa, lasciandosi trasportare da chi gli sta intorno. Al contrario la vedova, è colui che possiede poco tempo da donare, ma quel poco lo investe tutto, col cuore, nel servizio agli altri.

Concludendo, Gesù, in questo brano, intende farci capire quanto l’importante non sia la quantità del dono, ma la qualità del dono che noi offriamo.

 

Filippo